Come approcciare una ragazza

A scuola, al ricevimento dei genitori, c’era questa ragazza bellissima che mi fissava.

– Sarà la mamma divorziata di qualche studente? Però è troppo figa e sembra un po’ troppo giovane.

Ero imbarazzato. Ogni volta è la stessa storia. Migliaia di pensieri.

– Vado io? Aspetto che viene lei? Ma va, figurati se una donna va ad approcciare un uomo, al massimo ti guarda e aspetta che ci vai, se sei un vero uomo, altrimenti pazienza.

E io entravo in classe, facevo un colloquio con un genitore. Poi uscivo, facevo una telefonata mentre lei era seduta sulle scale facendo finta di stare li per caso. E ogni tanto gettava lo sguardo.

– Cosa si fa in queste situazioni?

Mi stavo innervosendo.

– Sono proprio un pappamolla.

Come quella volta al congresso o quell’altra al centro sociale. Ti guardano e aspettano.
Basta. Mi sono rotto i coglioni.
Mi avvicino. Sono di fronte a lei seduta sulle scale che alza lo sguardo. Non posso più tornare indietro. Apro la bocca. E glielo dico:

– “Scusa, che cazzo guardi?”

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IL BELLO DELL’ARTE (e di ogni altra cosa)

Cosa c’è di veramente bello nel fare arte?

Quando un artista crea un’opera si sente potente perché è simile a Dio. Questa sensazione di potenza è piacere, il piacere di avere un controllo sulle cose, sulle persone, sui loro desideri, sulle loro emozioni. Il fatto stesso di creare qualcosa lo fa sentire bene. Perché? Perché gli da l’impressione di esistere come individuo. Io, Davide, ho creato questo. Allora Io, Davide, esisto, ed esisto in quanto artista e sono anche capace di creare cose simili alla natura, anzi spesso più belle della natura stessa.

E’ un tipo di piacere. Esiste. Tanti ne godono. Tanti godono del successo. Forse la maggior parte degli artisti. Niente di male.

MA.

Ma non è il piacere più grande che si possa sentire.

Il piacere più grande che tu possa sentire nel fare arte è proprio l’opposto. E’ sentire che quell’opera che stai realizzando o che hai realizzato non è opera tua. Quando sei immerso in quell’attività ti può capitare di sentire come la tua penna scriva da sola, o la tua matita disegni da sola, o i tuoi pennelli, o il tuo corpo danzi da solo, o la tua voce canti da sola, o le tue mani suonino da sole. Non sei tu a fare tutto questo. E sei attraversato da un piacere immenso. Perché? Perché non lo stai più bloccando. E capisci in quel momento che la vera vita è quel piacere, che c’è sempre, e puoi sentirlo quando decidi di mollare.

Poi passa qualche ora, qualche giorno, qualche mese, qualche anno. Ricevi tanti applausi, ti comprano il romanzo, il quadro o l’installazione, ti dicono che sei bravissimo. E allora ci ricaschi, ci credi, credi di essere stato tu. Di nuovo quel piccolo, infimo, finto, piacere egoistico.

Facciamo così: quando vediamo un’opera d’arte che ci piace, non lodiamo l’artista, facciamo una festa senza motivo. Così, in favore dell’universo. Vogliamogli bene a questi artisti, evitiamo loro gli applausi. Applaudiamo la natura. Perché non esiste nulla tranne lei.

 

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